Italia.
8 Marzo 2020.
A seguito della diffusione della pandemia di COVID-19, il governo decise di proclamare lo stato di emergenza, mettendo inizio a quello che oggi è conosciuto come primo lockdown.
Durante questo periodo di isolamento, della durata totale di più di due mesi, i cittadini erano autorizzati a spostarsi dalle proprie residenze solo per ragioni di lavoro e di estrema necessità. Questo stravolse i ritmi di tutti noi, cambiando la nostra prospettiva e le nostre percezioni di tempo e spazio.
Nel mio caso, abitando in un condominio in città, ed avendo avuto ironicamente una primavera estremamente calda, la prospettiva si spostò nell’unica finestra di mondo che avevo a disposizione: il mio balcone.
Un luogo dato tanto per scontato, di colpo divenne, per me e per migliaia di persone, un lusso, un angolo sicuro da cui ascoltare il silenzio della città rotto dal rumore delle ambulanze.
E che mi ha permesso di indagare i brevi frammenti di vita di chi come me condivideva la stessa sorte e mi era più prossimo: i miei vicini di casa.
Progetto vincitore della call internazionale promossa da Roma Fotografia Eventi “Life in the time of COVID-19”, categoria short stories.